Starbucks, come Howard Schultz salvò la sua azienda

16.06.2020

Era il 2000 e Howard Schultz - Ceo di Starbucks - rinunciava una prima volta al posto di Amministratore delegato della creatura - la catena di caffetterie Starbucks - che aveva costruito e fatto crescere in una forma vorticosa fino a raggiungere i 19.000 (sottolineo 19 mila!) punti vendita in 61 paesi finché non giunse un giorno in cui tutto sembrò crollare. Era l'ottobre 2007, l'inizio della grande crisi finanziaria.

Howard Schultz racconta quel passaggio storico per Starbucks nel suo libro dall'eloquente titolo "Onward. How Starbucks Fought for Its Life without Losing Its Soul" (lo possiamo liberamente tradurre "Come Starbucks lottò per la sopravvivenza senza perdere la propria anima"). Purtroppo questo libro non è tradotto in italiano, ma a mio avviso è una lettura cruciale per chi fa il manager oggi o aspira ad esserlo, in quanto, in un racconto appassionato, il Ceo di Starbucks ci descrive il coraggio di chi capisce che è in gioco la stessa sopravvivenza dell'azienda e decide di cambiare tutto.

"Nel 2007 Starbucks aveva iniziato a perdere i colpi. Ossessionati dalla crescita, avevamo perso l'anima del nostro business. Non era colpa di cattive decisioni, né di pessime tattiche, né di una persona in concreto. Il declino era arrivato in modo lento e silenzioso, crescente. Decisione dopo decisione, negozio a negozio, cliente a cliente, Starbucks stava perdendo la propria essenza", così Schultz descrive quella fase e con essa la decisione di tornare al timone di comando della sua azienda.

Con quale obiettivo? Con quello di concentrarsi nuovamente - dopo aver iniziato a vendere di tutto nei punti vendita - nell'essenza del business che aveva creato tanti anni prima: tornare al fascino, alla passione per il cuore del business, il caffè. Un giorno concreto, il 26 febbraio del 2008, decise di chiudere tutti i 7100 stabilimenti del mondo per un maxi piano di formazione in cui si spiegava a tutti i dipendenti di nuovo come fosse importante un caffè perfetto, non bruciato, non troppo caldo né freddo, ecc... Insomma ripartire dall'ABC.

Lanciò parallelamente un piano chiamato Agenda di Trasformazione dove, assieme alla chiusura di un migliaio di punti vendita in perdita indicò le - coraggiose - linee di sviluppo sulle quali si sarebbe dovuta concentrare l'azione

  • Essere l'autorità indiscutibile del caffè negli Stati Uniti e nel mondo
  • Riaccendere la fiammella del vincolo emotivo con i propri clienti
  • Espandere la presenza globale facendo dei punti vendita Starbucks il cuore di ogni quartiere
  • Essere leader nelle coltivazioni ecosolidali e nella sostenibilità
  • Offrire un modello di business sostenibile

Un piano "shocking" che dimostra il coraggio di un leader che decide di cambiare tutto, focalizzarsi sul cuore del proprio business per salvare la propria creatura.

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